Due nuovi arresti nell’inchiesta che ha portato in manette il consulente della Lega Paolo Arata, accusato di essere socio occulto dell’imprenditore alcamese Vito Nicastri, attivo nel settore dell’eolico e ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro.
Nicastri sta collaborando con i pm di Palermo e sarebbero state proprio le sue dichiarazioni a partare ai nuovi arresti.
Si tratta di Giacomo Causarano, ex funzionario dell’Assessorato regionale all’Energia, e dell’imprenditore milanese Antonello Barbieri. Causarano, il cui nome era già venuto fuori nei mesi scorsi, è accusato di corruzione. Barbieri di intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e corruzione: sarebbe socio occulto di Arata e Nicastri. Entrambi sono stati posti ai domiciliari dagli agenti della Dia di Trapani che hanno eseguito il provvedimento della Procura di Palermo.
Secondo le indagini della Dia, coordinate dai pm Guido e De Leo, i due si sarebbero messi a disposizione di Nicastri anche conoscendo il livello dei suoi contatti con Cosa nostra.
Causarano sarebbe stato il tramite tra Nicastri e Tinnirello, il funzionario che firmava le autorizzazioni necessarie all’imprenditore per la realizzazione di due impianti di biometano. Il progetto era ottenere l’Autorizzazione Unica da parte della Regione. La mazzetta pattuita sarebbe stata di 500mila euro. I primi centomila sarebbero già stati consegnati, il resto doveva essere versato alla firma dell’autorizzazione. Gli impianti dovevano essere costruiti a Francoforte e Calatafimi.
In realtà Nicastri aveva intenzione di vendere il progetto, con tutte le autorizzazioni ottenute, a grosse imprese: affare che avrebbe portato al “re dell’eolico” tra 10 e 15 milioni.
Barbieri, invece, sarebbe stato socio di Nicastri fino al 2015, poi avrebbe ceduto le sue quote ad Arata per 300mila euro
In carcere, intanto, restano i due Arata, padre e figlio, e i Nicastri, padre e figlio, mentre ai domiciliari c’è Alberto Tinnirello, ex dirigente dell’assessorato regionale all’Energia.
Una tranche dell’indagine, che ipotizza il pagamento di una tangente di 30mila euro all’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri per l’approvazione di un emendamento che avrebbe dovuto far ottenere finanziamenti ai due soci, è stata nei mesi scorsi trasmessa a Roma per competenza.
Il ruolo dei dirigenti regionali, per la Procura di Palermo, sarebbe stato anche quello di creare difficoltà ai concorrenti di Nicastri nel campo delle attività per l’energia eolica.