“Bussetti, la scuola e il sud” di Francesca Nera Adragna

Durante un consiglio d’istituto, a Lodi, qualche anno fa, quando ancora ci credevo, il preside parlandoci dei limitati fondi destinati ai progetti didattici, ci disse: “dovete mettervi in testa che noi non produciamo niente e che per lo stato questi sono soldi persi”.

Intervenni arrabbiata.

Come non produciamo niente? Produciamo il futuro! produciamo la direzione, produciamo i consumatori, produciamo i produttori, gli ingegneri, gli artisti, i tecnici.
“Lei guarda troppo oltre professoressa, ma non abbastanza oltre da capire che chi gestisce il presente, non ha alcun interesse in un futuro migliore”.

L’anno dopo, supplente sempre a Lodi ma in un altro istituto incontrai lo stesso preside per le vie della cittadina. Mi salutò festoso e sorridente, stupito del fatto che fossi ancora lì.
“ sono andato in pensione, mi disse, gioco a golf tutti i pomeriggi, faccio passeggiate, incontro gli amici e non devo più fronteggiare amarezza e delusione”.

Era stato docente di matematica, immagino che la sua predisposizione alla logica ed alla filosofia provenisse da lì. Una filosofia disincantata che è una delle due vie che può indicarti l’aver lavorato nelle scuole italiane. Quando inizi ad insegnare, quando ogni giorno incontri giovani menti curiose e stimolanti, la tua stessa fantasia sembra moltiplicarsi.

Elabori un progetto dietro l’altro, t’inventi lezioni che prendono il via da uno sguardo intelligente o da una testa immersa nei suoi giovani pensieri, da una domanda, da una lacrima, da un sorriso.

I professori che non si lasciano vincere da una burocrazia sterile e dai bilanci restano giovani ed attivi come i loro alunni. Diventano dirigenti energici e volitivi e grazie al cielo il nostro territorio ne vanta ancora alcuni. È a loro che mi rivolgo: fategli vedere chi siete a questo Bussetti, struppiatelo bono.