Prima solo dei puntini all’orizzonte, poi due sagome sempre più distinte e vicine nella foschia di una giornata piovosa: così i due pescherecci “Antartide” e “Medinea” sono tornati finalmente a casa, a Mazara del Vallo. Le due imbarcazioni hanno fatto ingresso al Porto nuovo alle ore 10, scortate da unità della Guardia Costiera e accolte dal suono di tutte le sirene della marineria mazarese.
A Mazara del Vallo era tutto pronto dalle prime ore di stamattina per accogliere i 18 pescatori liberati dopo 108 giorni di prigionia in Libia, nonostante la pioggia che dall’alba di oggi cade sulla città. Sul molo sono stati allestiti alcuni gazebo e nell’area delimitata da transenne e nastri hanno potuto accedere solo pochi accreditati: le Autorità e i familiari più stretti dei pescatori. Anche la navigazione, con un’apposita ordinanza in vigore dalle 5 di stamane e fino al completamento delle operazioni di sbarco, è stata interdetta dalla Capitaneria di porto. Presenti sul molo il sindaco Salvatore Quinci, il prefetto di Trapani Tommaso Ricciardi, la vicaria del questore di Trapani Marina D’Anna, il vescovo Domenico Mogavero, il presidente dell’Ars Gianfranco Miccihchè. Non ci sono oggi a Mazara del Vallo esponenti del governo nazionale che hanno fatto sapere che incontreranno i pescatori nei prossimi giorni.
I pescatori vengono, al momento in cui scriviamo, sottoposti a tampone rapido dai sanitari dell’Usca dell’Asp di Trapani, che sono saliti a bordo, e dovranno attenderne l’esito prima di poter scendere a terra. Saranno anche sottoposti al tampone molecolare. Una volta sbarcati dovranno, comunque, restare in quarantena nelle loro abitazioni, come previsto dalle attuali disposizioni anti Covid per chi arriva in Sicilia dall’estero. Un disagio, certo, ma neppure lontamente paragonabile a ciò che questi uomini hanno patito durante la lunga prigionia i cui contorni si vanno definendo, in questi ultimi due giorni, dopo il loro rilascio da parte delle milizie del generale Haftar – e sicuramente saranno chiariti ancora di più nelle prossime ore – attraverso i primi, frammentari racconti che i marittimi hanno potuto fare al telefono ai parenti.
Le due imbarcazioni, lo ricordiamo, erano state intercettate a circa 38 miglia dalle coste della Cirenaica e costrette a fare rotta verso il porto di Bengasi, in un’area di mare che viene rivendicata unilateralmente come Zona economica esclusiva dalla Libia.
AGGIORNAMENTO ORE 11.20: Sono risultati tutti negativi al coronavirus i tamponi rapidi effettuati sui pescatori che hanno potuto, così riabbracciare i loro familiari e tornare nelle loro abitazioni. Si attende ora la conferma del tampone molecolare che arriverà in giornata. I marittimi saranno seguiti anche dal punto di vista psicologico per aiutarli a venir fuori nel miglior modo da questa terribile esperienza. AGGIORNAMENTO ORE 17.30 Sono risultati negativi al coronavirus anche i tamponi molecolari.
Ieri, a Mazara del Vallo, le famiglie dei pescatori si sono ritrovate ancora una volta, con il sindaco Salvatore Quinci, nell’Aula consiliare – che è stata la loro seconda casa in questi lunghi mesi di attesa – per il collegamento con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, e poi alla Curia, con il vescovo Domenico Mogavero, dove sono stati distribuiti dei pacchi dono alle famiglie. Analoga iniziativa è stata realizzata anche dal presidio di Marsala dell’associazione Libera.
Sempre ieri, in serata, i pescatori hanno consumato l’ultima cena a bordo dei pescherecci prima di toccare terra con il cibo recapitato loro dall’equipaggio della nave “Carlo Margottini” della Marina Militare italiana, che li ha scortati durante la navigazione, insieme ad un biglietto con su scritto “Bentornati a casa”.
GUARDA IL VIDEO dell’ingresso in porto a Mazara del Vallo dei due pescherecci
Ieri il presidente della Regione Nello Musumeci ha reso noto di aver inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Non c’è più tempo da perdere – ha detto il governatore della Sicilia – la dolorosa vicenda, a lieto fine, del sequestro dei pescatori siciliani da parte delle autorità libiche impone, in termini ormai non più procrastinabili, una decisa azione politica e diplomatica del governo italiano in sede internazionale. Da oltre mezzo secolo i nostri pescherecci vanno a lavorare nel Mediterraneo mettendo a rischio la propria sicurezza e, per ben tre volte, pagando con la vita le aggressioni delle motovedette tunisine e libiche. Va definita una volta per tutte sia la delimitazione del cosiddetto Mammellone, nel mare antistante la Tunisia, sia la zona economica esclusiva che la Libia ha spostato arbitrariamente oltre 65 miglia in avanti. Pretese insostenibili, che finiscono per colpire solo la marineria isolana, sempre più vittima di angherie e soprusi da parte dei due Paesi nordafricani”.
“C’è la necessità – conclude Musumeci – che Conte chieda all’Unione europea di smetterla di girarsi dall’altra parte e di intervenire finalmente, in maniera risoluta, con un efficace ruolo di mediazione. I nostri pescatori sono stanchi di essere considerati pirati nel loro mare”.
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