Sembrava che si dovessero allineare troppi pianeti. Quasi una missione impossibile, ma alla fine Angela Grignano, la 25enne ballerina rimasta ferita nel 2019 a Parigi per l’esplosione di una boulangerie a causa di una fuga di gas, è riuscita a tornare a casa, a Trapani. Nonostante la pandemia e la quasi chiusura delle frontiere.
È emozionata?
«Molto. Come quando tornai per la prima volta a Trapani dopo l’incidente, anche se questa volta non c’è stata la festa. Siamo a casa ed ora io, mia madre che era con me a Parigi e mio padre staremo in quarantena secondo quanto prescritto dalla legge».
Un viaggio travagliato, siete rientrate venerdì in tarda serata.
«Ci sono voluti cinque giorni, tre hotel e una buonissima dose di pazienza. Si sono attivati tutti: il Consolato generale d’Italia a Parigi, la console Emilia Gatto e la sua collaboratrice Liliana, il capo scalo di Alitalia dell’aeroporto di Orly di Parigi, l’ambasciata, il prefetto Tommaso Ricciardi, il sindaco Giacomo Tranchida. Tutti hanno fatto il tifo per noi. Siamo atterrate a Palermo ed il mio cuore si è riempito di bellezza e di speranza. In auto, sul tragitto verso Trapani, la radio suonava “Più bella cosa non c’è“ di Eros Ramazzotti. Ecco: ho pensato che più bella cosa di casa non c’era».
Lei ha deciso di rientrare dopo che un funzionario pubblico le ha detto «Se ne torni in Italia». Che è successo?
«Trovo tutto ciò estremamente ingiusto. Ero bloccata a Parigi per le mancate promesse del Comune. Avrei dovuto avere un alloggio dopo l’incidente, ma questo non è successo. Poi Macron ha promulgato le nuove direttive per contrastare la diffusione del Coronavirus che hanno portato a chiudere gli alberghi, anche quello dove alloggiavo io. Mi sono sentita in un limbo. Per fortuna la situazione si è sbloccata grazie all’intervento delle istituzioni italiane. Ma prometto battaglie. Quando tutto sarà finito, saremo pronte a fare valere i nostri diritti affinché il Comune di Parigi comprenda che meritiamo di vivere dignitosamente dopo quello che mi hanno causato. Il Distretto municipale della zona in cui è avvenuto l’incidente è infatti sotto accusa per la fuga di gas».
Come è stato il risveglio nella sua casa a Xitta, piccola frazione di Trapani?
«Stupendo. Non ricordavo più la comodità del mio letto. Sono le piccole cose che mi hanno emozionato. Bere un caffè, italiano e non francese, nella mia cucina, vedere mia madre e mio padre finalmente ricongiunti. In tutti questi mesi mia madre non mi ha mai lasciato e mio padre si è dovuto sacrificare, rimanendo a Trapani da solo».
Ed ora? Come farà con la fisioterapia per il suo piede ancora bloccato dopo gli otto interventi alla gamba?
«I fisioterapisti con cui sono in cura in un ospedale specializzato, la clinica parigina “Port Royale”, hanno già organizzato il lavoro. Seguiranno i miei esercizi attraverso lo smartphone e in diretta video. Ho paura che mia mamma (ride, ndr) dovrà imparare anche a fare i massaggi».