“Prima non dormivamo a causa dell’oppressione della mafia. Adesso non dormiamo perché le pubbliche amministrazioni non ci pagano da anni e nel frattempo Riscossione Sicilia ci perseguita con le cartelle esattoriali”. E’ questo il concetto che sintetizza i forti malumori manifestati oggi dalle imprese edili siciliane riunite in una affollata e concitata assemblea straordinaria convocata dall’Ance Sicilia a Palermo per decidere le azioni di lotta contro la crisi determinata dal blocco dei pagamenti pubblici. Sarà avviata una class action contro le pubbliche amministrazioni sia per ottenere le somme dovute tramite decreti ingiuntivi sia per chiedere il risarcimento dei danni provocati da queste prolungate morosità alle imprese già fallite, a quelle che sono in procinto di farlo, a quelle che stanno pagando enormi interessi bancari sulle anticipazioni, a quelle che non possono più partecipare a gare non avendo potuto pagare i contributi previdenziali. Il presidente dell’Ance nazionale, Paolo Buzzetti, nel sottolineare che “la Sicilia è giunta in anticipo ad una condizione disperata che man mano toccherà le altre regioni e sta facendo da ‘laboratorio’ per mettere a punto contromisure che poi adotteremo altrove”, ha dichiarato che “l’Ance nazionale sosterrà in pieno le azioni di lotta dell’Ance Sicilia e farà pressioni sul governo centrale per evitare il default del settore”. Secondo l’associazione dei costruttori edili l’’intera pubblica amministrazione italiana deve al sistema delle imprese 100 miliardi di euro, di cui 19 miliardi al comparto edile.
Il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito, ha ricordato i numeri della crisi del settore nell’Isola: “Dal 2008 ad oggi hanno perso il lavoro 46mila edili diretti e 30mila nell’indotto. Il nostro sistema da anni avanza da Stato, Regione ed enti locali 1,5 miliardi di euro. Sono già fallite 475 aziende. Tra aprile e maggio di quest’anno la cassa integrazione in edilizia è esplosa con i valori più alti d’Italia. Nell’Isola è cresciuta del 250%, e sono siciliane le tre province italiane col picco maggiore: Siracusa (+476,2%), Messina (+433,9%) e Ragusa (+352,4%). Catania ha registrato un +318% e Caltanissetta +284,1%”.
Le previsioni per il 2013 sarebbero peggiori – ha annunciato Ferlito – perchè gli investimenti della Regione in infrastrutture subiranno un’ulteriore contrazione di 1 miliardo di euro. Secondo l’Ance “bisogna liberare dal Patto di stabilità la quota di cofinanziamento regionale che consentirebbe di utilizzare 10 miliardi di fondi europei. Viceversa, perdere queste risorse segnerebbe la fine del comparto e soprattutto il default della Sicilia: non esistono infatti altre fonti di finanziamento”.
L’Ance nazionale e l’Ance Sicilia hanno deciso di avviare una trattativa diretta col governo Monti per ottenere le necessarie flessibilità del Patto di stabilità; l’emanazione dei decreti attuativi per trasformare, tramite il fondo di garanzia pro solvendo a un anno, i crediti in anticipazioni bancarie; l’immediata attuazione dei “piani città” e di “piani scuole” e “piani ambientali”; la compensazione fra crediti vantati e debiti fiscali; semplificazioni amministrative; suddivisione delle grandi opere in lotti funzionali per mitigare la posizione dominante dei general contractor.