Aborto come il genocidio nazista: le donne del PD stigmatizzano, “Iustitia in Veritate” esprime solidarietà al prete di Marsala

Sono giorni durissimi per padre Bruno de Cristofaro. Le sue parole hanno generato un vespaio. Dopo le prese di posizione dell’ANPI e di Rifondazione Comunista, riceviamo una lettera aperta firmata delle Democratiche della Provincia di Trapani che pubblichiamo.

Abbiamo assistito, sbigottite, ad un subdolo atto contro la dignità delle donne, contro l’autodeterminazione, contro le lotte per la parità di genere, contro ogni nostra certezza proveniente
da Marsala. Abbiamo assistito, incredule, ad un becero ed amaro attacco, che sa di strumentalizzazione politica, squallido, irrituale soprattutto perché proveniente da un giovane prete, una persona che, per vocazione, dovrebbe essere dalla parte dei cittadini, dei più deboli, dei bisognosi. La chiesa dell’amore, della misericordia, dell’aggregazione.

Un giovane prete che, evidentemente, di giovane ha solo l’età anagrafica. Strumentalizzando la giornata della memoria in ricordo delle vittime della Shoah e la parole di Papa Francesco, ha condannato la pratica legale dell’aborto paragonandolo all “l’angelo della morte”, colui il quale, in maniera sadica, conduceva esperimenti sui prigionieri dei lager. Appare doveroso da parte nostra ricordare che la legge 194/78 è stata una grandissima conquista, non solo per l’autodeterminazione delle donne, ma soprattutto perché ha impedito la morte di tantissime altre donne. Infatti, l’aborto clandestino, non quello legale, è stato causa di numerosissime vittime. Tante vite di donne, che lasciate sole, sono finite nelle mani di criminali mammane o di sanitari senza scrupoli. Ed il paragone non offende soltanto le donne e le conquiste civili per l’emancipazione femminile, ma offende soprattutto le vittime dello sterminio più indicibile della storia umana, perpetrato da regimi nazifascisti, piegando alla sua narrazione la delicatezza e la dignità della memoria della Shoah.

Noi democratiche sentiamo il dovere, per tutte le donne, per tutte le madri, per tutti i padri e per tutti i figli di denunciare un atto che non può passare nel dimenticatoio. Ecco perché, ancora una volta, sentiamo forte il bisogno di intervenire politicamente, come fatto per la mozione avente ad oggetto il registro dei bambini mai nati. Tale atto è l’azione di colui che, utilizzando il Vangelo, vuole sminuire la donna nel suo essere, con atti tesi a convincere le sue discepole di essere inferiori, ad abnegarsi. L’atteggiamento di colui che con atti di circonvenzione, approfittando del suo ruolo, vuole convincere le donne di essere esseri inferiori e convincere gli uomini, i ragazzi di far parte di una struttura sociale patriarcale.

Auspichiamo che la diocesi di Mazara del Vallo prenda subito posizione: questo va ben oltre il culto cristiano. Un giovane prete che, evidentemente, ha tanto da imparare dalle donne. Da noi donne!

Guarda il video di don Bruno de Cristofaro che poi è stato rimosso dal suo canale YouTube.

Completamente opposta, invece, è l’opinione dell’associazione “Iustitia in  Veritate” che esprime piena solidarietà «per il vergognoso linciaggio mediatico, scatenato contro padre Bruno de Cristofaro, parroco nella diocesi di Mazara».

In occasione della Giornata della Memoria, lo scorso 27 gennaio, il sacerdote ha pubblicato un breve video dove ha ricordato il genocidio degli Ebrei, compiuto oltre settant’anni fa, accostandolo al diritto all’aborto. “Ricordare è segno di civiltà per evitare di compiere gli stessi errori. Ricordare è importante per capire come sia stato possibile compiere simili atrocità” afferma il padre Bruno nel video.

«Per aiutare a comprendere le radici del male che ha scientemente condotto allo sterminio di tante vite innocenti – afferma l’associazione “Iustitia in Veritate” -, ha ricordato un breve episodio accaduto ad Auschwitz: un giorno, il dottor Mengele, l’angelo della morte, tracciò una linea su un muro alta circa un metro e mezzo; chi la superava in altezza, tra i bambini e i ragazzi, poteva vivere, tutti gli altri erano destinati alle camere a gas».

«”Che differenza c’è tra un uomo che poneva un criterio arbitrario per definire chi dovesse vivere e chi no – ha aggiunto padre Bruno – e una legge che applica una linea del tutto arbitraria all’età gestazionale di tre mesi?” Su queste parole si è scatenato l’assalto dei media, non più circoscritto ai giornali locali, ma diffuso a livello nazionale, chiedendo la testa di don Bruno, quasi fosse un novello Giovanni Battista. Eppure in Italia oggi quella linea tracciata col gessetto è la legge 194/78: a differenza di ogni altra, intoccabile. Chi osi minimamente metterla in discussione è condannato alla morte civile, fosse pure un sacerdote nell’esercizio delle sue funzioni pastorali, che impongono di servire la Verità senza infingimenti. Ricordiamo che la condanna dell’aborto nel Magistero bimillenario della Chiesa Cattolica – dalla Sacra Scrittura al Codice di Diritto Canonico è inequivocabile, ferma e durissima. Già san Giovanni Paolo II paragonava l’ideologia dell’aborto ai totalitarismi di stampo nazista e comunista. Che furono i primi a legalizzarlo».

Successivamente l’associazione ha criticato aspramente chi ha attaccato il parroco di Marsala. «Nessuno degli accusatori di don Bruno si è degnato o è stato in grado di comprendere il profondo significato delle sue parole nel ricercare la comune radice del male per – se non estirparla – almeno renderla evidente alla coscienza di ciascuno. Dietro ogni atto umano che si arroga il diritto di stabilire arbitrariamente quale essere umano meriti di vivere o di morire c’è alla radice la stessa ideologia di morte, la stessa prometeica superbia di sostituirsi al Creatore nel decidere i destini eterni delle sue creature, soprattutto quelle più fragili e innocenti. Una civiltà degna di questo nome non imbavaglia un sacerdote, che richiama alla coscienza i pericoli e gli inganni di un mondo moralista, ma privo di morale, di un pensiero unico che avvalla questo illusorio dominio dell’uomo su tutto e tutti, condannando nel contempo chi vi si oppone alla censura, al dileggio e alla calunnia».

Francesco Tarantino

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