Erano riusciti ad incassare per anni la pensione, le indennità di accompagnamento e quelle di invalidità spettanti a tre loro congiunti da tempo deceduti (in un caso nel lontano 2002, negli altri due nel 2013 e nel 2014) ma, adesso, sono stati raggiunti da un decreto di sequestro preventivo nella forma “per equivalente” emesso dalla gip del Tribunale Caterina Brignone, su richiesta del sostituto procuratore Matteo Delpini.
Il provvedimento, eseguito dalla Guardia di Finanza, ha riguardato 20 rapporti bancari, tra conti correnti e conti di deposito, e tre immobili, due a Trapani e uno a Catania, per un valore stimabile in oltre 270.000 euro.
Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Trapani nel corso dell’ultimo anno, hanno visto coinvolte otto persone, tutte trapanesi. In tutti e tre i casi la frode è stata resa possibile dal mancato allineamento dei sistemi informatici dell’Anagrafe comunale con quelli dell’INPS sicché, in un primo momento, era bastato il consapevole silenzio dei congiunti sulla scomparsa dei parenti per approfittarne.
Per continuare a percepire indebitamente le somme era stato, invece, è stato necessario attestare falsamente l’esistenza in vita dei congiunti presso gli Istituti di credito dove i defunti erano originariamente titolari di conti. In un caso, per ottenere la delega per l’accreditamento della pensione, il congiunto era arrivato perfino a recarsi personalmente in banca, simulando l’esistenza di un precario stato di salute del parente già deceduto per giustificarne la mancata presentazione.
La minuziosa analisi dei flussi finanziari e delle movimentazioni bancarie riconducibili alle persone decedute ha preso le mosse proprio dall’anomalia delle operazioni osservate, apparse agli investigatori espressive di uno stile di vita non plausibile per pensionati ultracentenari.
È stato accertato che tutte le somme di denaro accreditate dall’INPS erano state riscosse in contanti allo sportello o destinate direttamente ai parenti più prossimi dei beneficiari che avevano avuto, per anni, la disponibilità delle carte di debito associate ai conti correnti di accredito delle pensioni.
I responsabili sono stati tutti denunciati, a vario titolo, per truffa aggravata e indebita percezione di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato, mentre la competente Direzione dell’INPS è stata attivata per l’immediata sospensione delle erogazioni. Ciò anche in considerazione del fatto che due degli otto soggetti, oltre ad essersi appropriati illecitamente di oltre 130 mila euro di somme erogate dall’Istituto di previdenza destinate ai congiunti ritenuti erroneamente ancora vivi, sono risultati oltretutto beneficiari del reddito di cittadinanza.