Francesca Trapani, anima 5 Stelle e consigliera per passione: l’intervista

Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno iniziato un dialogo anche a livello provinciale con l’incontro tra Domenico Venuti e Vincenzo Maurizio Santangelo. Ad unire i due, solo l’esperienza romana del Governo Conte Bis. A livello territoriale, invece, le differenze sono molteplici. Ne abbiamo parlato con Francesca Trapani, consigliera comunale pentastellata del capoluogo.

– Trapani, lei come vede l’esperienza governativa che accomuna 5 stelle e PD?

Il dialogo con il PD a livello centrale ha consentito al Movimento di realizzare alcuni punti importanti della nostra agenda politica, la cui portata probabilmente non è stata comunicata (e quindi percepita) in modo adeguato ai cittadini. Tuttavia, non possiamo considerare questa alleanza avulsa dal contesto in cui è maturata: dopo la pessima esperienza con la Lega, le contingenze di quel periodo hanno spinto il Presidente Mattarella a stimolare la ricerca di una nuova maggioranza per non ricacciare il Paese nell’incertezza e nell’instabilità. Forse è stata una scelta di responsabilità, ma è innegabile che una parte degli iscritti su Rousseau, in percentuale addirittura maggiore rispetto a quella che aveva precedentemente votato NO al contratto di governo con la Lega, non l’ha votata né digerita. E non perché il Pd fosse peggio della Lega, ma perché probabilmente era l’esperienza in sé che non si voleva replicare. La maggioranza aveva avallato la proposta, ma quella minoranza è rimasta sempre inascoltata.

– Pensa che l’alleanza tra i due partiti sia possibile in provincia? E in regione?

Ogni realtà territoriale merita delle valutazioni a sé, quindi che il modello Roma sia replicabile con successo anche in provincia o per le regionali è tutto da dimostrare. In Liguria il Movimento e il PD hanno corso insieme, eppure non è bastato a vincere le elezioni. Questo la dice lunga su alleanze preconfezionate ricercate ad ogni costo pur di vincere una tornata elettorale: innanzitutto, uno schema che funziona in Calabria, non è detto che funzioni in Veneto. Ma soprattutto, che succede dopo aver vinto le elezioni? Le alleanze elettorali “funzionano” quando la comunione di intenti, di metodi e di obiettivi persiste dopo lo spoglio elettorale, perché prima del voto sono bravi tutti, ma la vera battaglia di coerenza inizia dopo, quando ci si ritrova in Consiglio con maggioranze frammentarie o composte da gruppi portatori di “interessi” troppo diversi, che tirano la giacchetta a chi dovrebbe amministrare nell’interesse esclusivo dei cittadini.

– Ritiene che il leader provinciale del Movimento 5 Stelle sia il senatore Santangelo?

Al momento, non mi risulta che nel Movimento Cinque Stelle esista la figura di un leader provinciale, e nemmeno del segretario provinciale o qualcosa di equiparato. Poi, dovremmo intenderci sul significato della parola “leader”: gli eletti non sono necessariamente dei leader e, allo stesso tempo, il M5s ha avuto leader che non sono mai stati eletti e che, talvolta, non si sono neppure candidati. Eppure sono riconosciuti come tali da una collettività e, diversamente dai capi, sono legittimati dalla loro comunità di riferimento, non certo da un’investitura dall’alto. Personalmente, ho appreso dalla stampa di un suo incontro col segretario provinciale del PD ma non conosco né i temi né le ragioni per le quali questo dialogo col PD lo stia portando avanti proprio lui. Del resto, a livello provinciale, oltre al senatore Santangelo, ci sono altri due portavoce nazionali, un portavoce europeo, e soprattutto tanti portavoce comunali come me che hanno come priorità quella di portare avanti le istanze dei cittadini nei territori che li hanno eletti. Oggi, in attesa degli Stati generali, c’è chi è tornato a parlare di un Movimento “leaderless”, chi di governance condivisa, chi di capo politico…. Insomma, mi sembra che da questo punto di vista, ci sia molta confusione, ma di certo non ci sono tanti leader. Forse ci sono capi, o aspiranti tali.

– Potrebbe mai immaginare un Movimento 5 Stelle che appoggi Tranchida alle future comunali?

Non ci sono limiti all’immaginazione, e potrei persino immaginare che Tranchida non abbia alcun interesse a ricandidarsi alle Comunali. Immagino che potrebbe preferire assecondare le sue vere ambizioni politiche e designare un suo successore come ha fatto per Erice, successore che correrà alle Amministrative rivendicando la continuità con il Sindaco uscente e l’importanza di continuare il “cambiamento” intrapreso dalla Giunta Tranchida. Ma tornando alla realtà attuale, che sia Tranchida o un suo delfino, penso che non cambierà il modo di amministrare. Tranchida lo fa alla vecchia maniera, e non potrebbe essere altrimenti visto che fa politica ininterrottamente dagli anni 90. Lui la chiama esperienza, per me è semplicemente l’emblema della politica degli ultimi 30 anni, che è quella che ci ha condotto fin qui. Non trovo punti di contatto con lui e i tentativi di dialogo costruttivo che ho intrapreso su singole tematiche non hanno mai sortito esiti positivi. Perciò non ho motivo di ritenere che possano aprirsi prospettive di alleanza con chi ogni giorno non perde occasione per denigrare il Movimento, a prescindere dal merito delle questioni e trascendendo spesso anche sul personale. Anzi, credo che sia Tranchida stesso a non essere interessato, visto il disprezzo che pubblicamente ha più volte manifestato nei nostri confronti. Disinteresse che mi lusinga, perché vuol dire che anche lui è consapevole della distanza siderale tra il nostro modo di intendere e fare politica per la città.

– Qualora questo nuovo Movimento 5 Stelle “tradisse” le idee che lo portarono alla fondazione, potrebbe pensare di abbandonarlo?

Chi mi conosce e ha seguito il mio percorso all’interno del Movimento, sa che siedo all’interno del Consiglio Comunale con lo stesso spirito con cui sono entrata il primo giorno in un meetup. Amo la mia città e sono entrata nel Movimento perché lo vedevo come l’unico contenitore possibile per quelli come me: gente che non cercava un posto al sole, ma solo un modo per dare un contributo concreto a migliorare la vita quotidiana della comunità. Ero e sono innamorata dei principi del Movimento, non solo quelli che riguardavano il metodo (vincolo dei due mandati, no ai pregiudicati nelle liste, no alle alleanze con i partiti tradizionali, etc), ma soprattutto i temi: ambiente, acqua pubblica, sostenibilità, innovazione, rifiuti zero, verde urbano, connettività, uguaglianza, lotta ai privilegi. L’onore di svolgere attività politica dentro il Consiglio Comunale per i trapanesi, anziché come cittadino attivo non eletto, non ha cambiato e non cambierà ciò in cui credo. Lascio agli altri la paura di perdere i privilegi, di fare della politica una cosa per pochi, di cambiare il Movimento. Io lavorerò più sodo, con più forza, per il Movimento in cui credo.

– Ritiene che la sua opposizione a questa Amministrazione cittadina possa portala a candidarla come sindaca in contrapposizione a Tranchida?

Svolgo un ruolo di opposizione – e non di contrapposizione – perché è quello che gli elettori trapanesi mi hanno assegnato, e credo di farlo con l’onesta intellettuale che serve per riconoscere il buono che questa amministrazione può proporre o, al contrario, per protestare contro ciò che non ritengo condivisibile. La legge affida all’opposizione un ruolo di controllo e di indirizzo dell’amministrazione, ed è questa l’unica prospettiva in cui mi interessa svolgere il mio mandato. Molti consiglieri uscenti sono stati candidati sindaco per il Movimento, ma questa non è una regola. In politica non ci sono automatismi: i contesti e le sensibilità cambiano molto velocemente e quella che potrebbe sembrare una scelta scontata oggi, non è detto che sia la migliore domani. Sicuramente ho un’idea di buona politica e, soprattutto, della Città che è opposta a quella che sta dimostrando di avere il Sindaco Tranchida, ma che, per fortuna, è molto più vicina a quella che riscontro in una parte sana e giovane della Città che sempre più spesso dimostra di esserci e di aver voglia di impegnarsi in modo concreto e genuino per il bene comune.