L’ex deputato regionale trapanese Giovanni Lo Sciuto torna ai domiciliari.
L’ordinanza di ripristino della misura cautelare, emessa dal Tribunale del Riesame di Palermo, è stata eseguita dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani.
Lo Sciuto era stato arrestato nel corso dell’operazione “Artemisia”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trapani, il 21 marzo 2019 insieme ad altre 26 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere secreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione (violazione della legge Anselmi).
Per gli stessi reati sono furono notificati anche cinque obblighi di dimora, una misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, e altre quattro informazioni di garanzia ad altrettanti indagati.
L’ex deputato regionale era tornato in libertà, come gli altri indagati, su decisione dello stesso Tribunale del Riesame di Palermo, che si era espresso sull’incompetenza del gip di Trapani, a favore di quello del Tribunale di Palermo in base al fatto che il reato più grave, tra quelli contestati, si era consumato nel capoluogo di Regione. Sulla base di questo assunto il Tribunale del Riesame di Palermo, pur confermando la gravità indiziaria di numerosi capi di imputazione nei confronti di Lo Sciuto, tra cui la corruzione con Paolo Genco – rappresentante legale dell’ente di formazione A.N.F.E. – e Rosario Orlando, già responsabile del Centro medico-legale dell’INPS, aveva ritenuto non sussistente il requisito dell’urgenza e per questo aveva annullato l’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere.
Contro questa decisione la Procura della Repubblica di Trapani ha proposto ricorso davanti alla Corte di Cassazione che, dopo diversi pronunciamenti su tutti gli indagati, con sentenza a Sezioni Unite dello scorso 23 aprile, ha riconosciuto al “pubblico ministero l’interesse ad impugnare il provvedimento con il quale il Tribunale del Riesame, rilevata l’incompetenza del giudice per le indagini preliminari, annulli per carenza delle condizioni di applicabilità, l’ordinanza con cui quello stesso giudice ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere”.
Questo pronunciamento, insieme alla riconosciuta competenza territoriale del Tribunale di Trapani, ha determinato l’annullamento dell’ordinanza del Riesame con rinvio al Tribunale in diversa composizione per una nuova valutazione circa i presupposti per la misura cautelare.
A seguito di ciò, il Tribunale del Riesame di Palermo, lo scorso 4 luglio, rivalutando la propria decisione, oltre a confermare la gravità indiziaria per le contestate tentate concussioni, in concorso con Genco e in danno dell’assessore Bruno Marziano, ha disposto, modificando l’originaria ordinanza di custodia cautelare, l’arresto di Giovanni Lo Sciuto e la sua sottoposizione ai domiciliari.
Le indagini dei Carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio Agnello e dai Postituti procuratori Sara Morri e Francesca Urbani, erano iniziate nel 2015 e avevano avuto come fulcro proprio l’ex deputato regionale, in carica fino al 2017, su cui erano emersi gravi indizi di colpevolezza riguardo alla commissione di numerosi reati contro la Pubblica Amministrazione il cui fine ultimo era – secondo gli inquirenti – quello di ampliare la sua base elettorale in vista delle varie elezioni e, di conseguenza, il proprio potere politico.