“Esprimiamo la piena fiducia nell’operato della Magistratura in merito all’indagine che vede interessato un vigile del fuoco per l’ipotesi di illecite facilitazioni nell’ambito delle prove selettive del concorso per l’accesso nel Corpo. Siamo certi che la pratica denunciata, se confermata in giudizio, sia da ascrivere a comportamenti isolati che non mettono in discussione l’integrità morale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Siamo i primi a volere l’accertamento dei fatti e assicureremo per questo la nostra massima collaborazione nello svolgimento delle indagini”.
Così la comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Trapani, Biancamaria Cristini, ha commentato la notizia, pubblicata oggi da Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Marco Bova, dell’indagine a carico, tra gli altri, del 55enne Giuseppe Pipitone, vigile del fuoco originario di Alcamo e componente della commissione giudicante nel concorso del 2017 per l’accesso al Corpo. L’uomo, in forza alla Direzione Regionale Vigilia e in servizio al Polo Didattico di Catania, era stato distaccato, per un breve periodo Comando provinciale di Trapani proprio per seguire le attività degli allievi vigili del fuoco.
Pipitone – si legge nell’articolo – è indagato per corruzione continuata, in concorso con un collega, Alessandro Filippo Lupo, in servizio a Venezia e segretario di categoria della Uil. Lupo è stato già sospeso in seguito all’indagine della Procura di Benevento su tangenti per superare i concorsi per un posto nelle forze dell’ordine, in cui è indagato.
Il vigile del fuoco alcamese avrebbe messo in piedi un “sistema per il procacciamento di candidati ai quali proporre i pagamenti per il positivo superamento delle prove concorsuali”. Chi accettava di pagare vedeva il suo nome annotato in un elenco, con a fianco le somme sborsate: da 500 a 3000 euro a testa. Quell’appunto è stato sequestrato il 29 maggio 2019 nell’abitazione di Pipitone. I suoi legali – prosegue l’articolo de Il Fatto Quotidiano – presentarono un ricorso e adesso, dopo i vari appelli, la Cassazione ha confermato il sequestro, pubblicando il 7 aprile scorso le motivazioni del provvedimento e aprendo, così, uno squarcio sull’inchiesta dei pm di Trapani – tuttora top secret – sul concorso del 2017.
I giudici della Cassazione hanno acquisito informative e intercettazioni dell’indagine, a partire dalle testimonianze di due giovani che non furono ammessi alle prove successive e denunciarono la richiesta di “bustarelle”. Uno di loro – che nel frattempo ha vinto un concorso in Polizia – adesso rientra tra i quaranta riammessi dal Tar Lazio.
I due testimoni hanno descritto la genesi dei rapporti con Pipitone. Al centro del “sistema” c’erano i corsi di preparazione al concorso tenuti dal vigile del fuoco di Alcamo. Nelle intercettazioni acquisite dagli inquirenti Pipitone “illustrava ai suoi interlocutori le modalità della condotta illecita allestita”, anche grazie ai contatti di Lupo, monitorato anche durante alcuni incontri avvenuti al Ministero dell’Interno a Roma.
Gli agenti della sezione di pg del Corpo forestale e i carabinieri del Comando provinciale di Trapani eseguirono diverse perquisizioni tra cui quella a casa di Pipitone dove trovarono e sequestrarono, oltre all’elenco di chi aveva pagato, 7.243 euro in “banconote da piccolo taglio, contenute in distinte buste e custodite in un garage”. Il provvedimento non venne convalidato ma a due mesi di distanza fu emesso un sequestro preventivo.
Gli investigatori – scrive il giornalista Bova – hanno accertato la “presenza nella graduatoria finale di approvazione dei risultati del concorso stesso“, di tutti i nominativi riportati nell’elenco sequestrato”.