Entrò nelle carceri per incontrare mafiosi, chiesto rinvio a giudizio per l’ex assistente parlamentare Antonello Nicosia

I pubblici ministeri della Dda di Palermo hanno chiesto il rinvio a giudizio per i sei indagati dell’operazione “Passepartout che ha svelato un intreccio fra la famiglia mafiosa di Sciacca e una parte della politica.

L’udienza preliminare, davanti al gup di Palermo Fabio Pilato, è stata fissata per il prossimo 9 settembre. Fra i principali imputati c’è Antonello Nicosia, 48 anni, di Agrigento, assistente parlamentare della deputata di Italia Viva Giusi Occhionero. Accusato di associazione mafiosa. Nicosia sarebbe stato, secondo gli inquirenti, il braccio destro del capomafia Accursio Di Mino, 61 anni, che era tornato libero dopo due condanne per mafia. Insieme avrebbero gestito affari e progettato un omicidio.
A Nicosia si contesta anche di aver approfittato del suo incarico di collaboratore parlamentare per entrare in alcune carceri siciliane – tra cui la Casa Circondariale di Trapani – per parlare con mafiosi e trasmettere all’esterno i loro messaggi

Insieme a Nicosia e Dimino – quest’ultimo pure accusato di associazione mafiosa – fra i destinatari del provvedimento c’è anche la parlamentare Occhionero che rischia di finire a processo con l’accusa di falso e l’aggravante di avere agevolato l’associazione mafiosa. La deputata, in particolare, avrebbe dichiarato falsamente, in diverse attestazioni indirizzate alle Case circondariali di Agrigento, Sciacca e Palermo che, nel dicembre del 2018, Nicosia «prestava una collaborazione professionale diretta, stabile e continuativa» nei suoi confronti.

Gli altri indagati sono i fratelli Paolo e Luigi Ciaccio e Massimiliano Mandracchia, accusati di favoreggiamento personale con l’aggravante dell’avere agevolato l’associazione mafiosa. I tre avrebbero messo a disposizione propri locali e utenze telefoniche per aiutare Nicosia, Dimino e altri associati a eludere le investigazioni e trasmettere messaggi.
Antonello Nicosia e Dimino si trovano in carcere dal 4 novembre 2019, giorno in cui è scattata l’operazione.