Chiusura caccia in Sicilia: Legambiente, Lipu e Wwf: “Un altro anno nero per gli animali selvatici”

Si chiude oggi, dopo cinque mesi, la stagione della caccia che in Sicilia era iniziata il 1° settembre 2019, secondo il calendario venatorio emanato dall’Assessorato regionale dell’Agricoltura. A tracciare un bilancio sono Legambiente, Lipu e Wwf Sicila che parlano di “un altro anno nero per gli animali selvatici”.

“In questa stagione – commentano in una nota stampa le associazioni ambientaliste – si è di nuovo scatenano un mix micidiale sulla fauna: specie protette prese di mira; modifiche e deroghe del calendario venatorio arbitrarie e non supportate dal punto di vista tecnico-scientifico; controllo del territorio sostanzialmente inesistente che ha lasciato terreno libero ai cacciatori di frodo. Ne sono tragica dimostrazione l’impennata di ricoveri di animali protetti nei centri di recupero della fauna selvatica che coincide con la stagione venatoria e i continui gravi casi di bracconaggio.

Dopo pochi giorni di apertura della caccia, ad esempio, nel Trapanese è stato preso a fucilate un esemplare di Falco Pecchiaiolo, specie protetta, mentre in provincia di Agrigento, a novembre, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco (rinvenuti ben 60 pallini di piombo nel corpo!) una rara Aquila di Bonelli, munita di trasmettitore satellitare perché costantemente monitorata dal progetto europeo Life “ConRaSi” (Conservazione Rapaci in Sicilia). E si tratta di una minima parte di quello che probabilmente avviene sul territorio non controllato…

E proprio i controlli sono, secondo Legambiente, Lipu e Wwf Sicilia, il tasto dolente: “Il Corpo Forestale regionale, specificatamente preposto alla materia, è ridotto ai minimi termini e ormai non è in grado di garantire una vigilanza settimanale ed estesa su tutto il territorio. Le altre forze di polizia (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, ecc.) sono sempre più impegnate negli ordinari servizi urbani istituzionali e con organici sempre ridotti rispetto alle esigenze del territorio”.

“Quello della caccia in Sicilia – prosegue la nota delle associazioni – è un sistema fuori controllo: le leggi ed i calendari venatori prevedono, sulla carta, limitazioni, divieti e prescrizioni ma nelle campagne, concretamente, chi imbraccia un fucile ha la relativa certezza di poterle violare impunemente senza incappare in alcun controllo”.

Per questo Legambiente, Lipu e Wwf Sicilia chiedono che la Regione Siciliana “si attivi per dare immediata applicazione alle misure previste dal ‘Piano d’azione nazionale per il contrasto agli illeciti contro gli uccelli’ che individua la Sicilia come una delle aree italiane prioritarie nella lotta al bracconaggio, ove la carenza di controlli nell’ambito venatorio rischia di determinare la distruzione del patrimonio della fauna migratrice comunitaria che transita nel Mediterraneo”.

Come nel resto del Paese – sottolineano Legambiente, Lipu e Wwf Sicilia – anche nell’Isola il numero dei cacciatori attivi è in forte diminuzione. Confrontando i dati Istat del 2007 con i dati regionali del 2015, si evince un calo di circa il 30,5%. Se nel 2006 erano 49.588 (ossia 34 ogni mille ettari di territorio cacciabile), oggi (dati 2018) i cacciatori sono 29.169. “Ma – commentano le associazioni – pur rappresentando lo 0,59% della popolazione siciliana, continuano, inspiegabilmente, ad esercitare una certa influenza sull’apparato politico-amministrativo della Regione Siciliana, come dimostra il Calendario venatorio sempre sbilanciato a favore delle doppiette e contro la fauna. Ma talvolta è certa parte della politica che “corteggia” la lobby delle doppiette: all’Assemblea Segionale Siciliana, infatti, la Commissione Agricoltura sta esaminando un disegno di legge che prevede un’incredibile colpo di spugna sulle sanzioni (già blande) per chi non rispetta le regole. Come se non bastasse, si prevede la caccia tutto l’anno nei “quagliodromi” dove si potrà sparare qualsiasi specie animale riprodotta in allevamento e appositamente liberata in campo; la caccia nei Demani forestali (quelli sopravvissuti agli incendi…), attualmente vietata; la liberalizzazione dell’elenco delle specie cacciabili (anche specie non presenti in Sicilia come cervi, starne, caprioli ecc.) e dei periodi di caccia”. Una legge – la definiscono Legambiente, Lipu e Wwf Sicilia – “calibro 12” che “contrasteranno in ogni sede”.