Sono passati quarant’anni dall’assassinio del Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella. Oggi a Trapani, l’amministrazione comunale lo ha commemorato con una corona deposta davanti il busto sito nella Villa comunale Regina Margherita, polmone verde della città.
«Ricondiamo un uomo – ha detto il vices indaco di Trapani Enzo Abbruscato – che ha pagato con la vita la sua integrità. Fu tra i primi ad avere il coraggio di dire no alla mafia e per questo fu ucciso. Un politico che può essere solo d’ispirazione per noi».
«A quarant’anni dall’uccisione del presidente della Regione Piersanti Mattarella – ha scritto in un messaggio inviato a tutti i fedeli della Diocesi il vescovo Pietro Maria Fragnelli – la comunità ecclesiale di Trapani avverte il bisogno di fermarsi in preghiera per lui, per la sua famiglia, per la sua e nostra Sicilia. La luce dell’Epifania ci riporta alla liturgia cui egli si accingeva a partecipare la mattina del 6 gennaio di 40 anni fa: oggi quella luce mette in risalto non solo le innumerevoli catena da cui egli voleva liberare la nostra terra, ma anche e ancora di più, i legami nuovi e forti che voleva costruire, legami umani e cristiani su cui fondare un’autentica democrazia. Con le parole di San Paolo vogliamo ricordarlo come uomo che si batteva per tessere “vincoli di pace” che fossero più forti di ogni “legame d’ingiustizia” e di “cupidigia” del denaro».
A Castellammare del Golfo, città dove è nato e è stato sepolto Piersanti Mattarella, ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i familiari, in forma privata, ha visitato la tomba del fratello nella cappella di famiglia al Cimitero comunale.
«Oggi, come ieri, siamo accanto a Piersanti, sulla sua tomba. E domani gli saremo ancora vicini, onorando il testamento morale di trasparenza, democrazia e dialogo che ci ha lasciato. Le commemorazioni rinnovino la memoria e gli ideali di chi, come Piersanti Mattarella, voleva una società più equa ed ha dato la sua vita per la crescita, soprattutto morale, della nostra terra. Altrimenti diventano un puro adempimento formale, senza consapevolezza e volontà di andare verso una precisa direzione», ha affermato il sindaco di Castellammare del Golfo Nicola Rizzo nel corso della sobria commemorazione.
Alla messa in Chiesa Madre in ricordo di Piersanti Mattarella e al successivo corteo al Cimitero comunale, terminato con la deposizione di una corona d’alloro sulla tomba, erano presenti il vice prefetto di Trapani Baladassare Ingoglia, i sindaci (e i gonfaloni) dei Comuni di Alcamo (Domenico Surdi), Mazara del Vallo (vicesindaco Vito Bilardello), Calatafimi Segesta (Antonino Accardo), Buseto Palizzolo(Roberto Maiorana) e Custonaci (Giuseppe Morfino) oltre a rappresentati delle forze dell’ordine.
A Palermo Piersanti Mattarella è stato ricordato con una seduta solenne dell’Ars, a cui hanno preso parte il Capo dello Stato e il Presidente della Regione Nello Musumeci, e l’intitolazione – a cura dell’amministrazione comunale – del Giardino Inglese. Una corona di alloro è stata deposta in via Libertà sul luogo dell’agguato mafioso.
«Il merito maggiore del presidente Piersanti Mattarella – ha detto Musumeci – consiste nell’aver voluto e saputo accettare la difficile sfida del cambiamento della innovazione in una Sicilia che in quegli anni non era ancora disposta a cambiare. Un’atavica cultura della rassegnazione, assieme a un diffuso familismo, a un disarmante assistenzialismo, ad un innato spirito anarcoide aveva assegnato alla Regione Siciliana il ruolo di una sorta di ammortizzatore sociale per creare spesso occupazione senza lavoro. Gli enti economici regionali divoratori di copiose risorse finanziarie pesavano come zavorra a danno della spesa pubblica produttiva. La mafia, la cui presenza si osava negare in alcuni palazzi dell’Isola ancora alla fine degli anni Settanta, attivava il suo feroce braccio armato per affermare la sua supremazia su tutto e su tutti nel disperato tentativo di controllare gli appalti pubblici e i copiosi flussi di denaro. E mentre giornalisti, politici, magistrati, uomini delle forze dell’ordine cadevano a Palermo sotto il piombo di Cosa nostra, lo Stato indugiava sulla necessità di far sentire la propria azione repressiva sempre e seppure invocata da più parti. Questo lo sfondo tragico e sanguinario sul quale Piersanti Mattarella è chiamato a condurre la propria azione alla guida della Regione. La spinta innovativa portò l’intelligente uomo politico alla riforma degli ordinamenti finanziario amministrativi della Regione, e al varo di norme essenziali come quelle sull’urbanistica, sulla disciplina delle nomine negli enti locali, negli enti regionali, sulla programmazione economica, sul trasferimento di funzioni regionali ai Comuni, sugli appalti. Affinché, disse, si chiudessero alcuni canali che potevano prestarsi a forme di intermediazione parassitaria e quindi per eliminare condizioni economiche e sociali che favorissero inserimenti di tipo mafioso. […]. La nostra Regione avrà davvero le carte in regola, signor Presidente della Repubblica, quando tutti i siciliani sentiranno forte l’esigenza di partecipare all’essenziale e non più rinviabile processo di cambiamento. Un cambiamento che postula la rinuncia a comportamenti ormai non più giustificabili e che nel tempo hanno costituito un comodo alibi per classi dirigenti sulle cui responsabilità grava anche la barbara fine del presidente Piersanti Mattarella e di tanti altri servitori delle istituzioni pubbliche. Rinnovare questo impegno, da parte di tutti, al di là delle appartenenze, dentro e fuori questo Palazzo, credo sia il modo migliore per rendere onore alla memoria di Piersanti Mattarella, mentre sento di esprimere in questa circostanza, interprete di tutta la comunità siciliana, i sentimenti di affettuosa vicinanza ai suoi familiari».