Trapani non dimentica Nino Via, il giovane ucciso il 5 gennaio 2007 mentre tentava di aiutare un collega di lavoro vittima di una rapina.
Quest’anno l’amministrazione comunale, alla presenza dei familiari, ha voluto collocare e scoprire una targa di marmo proprio nel largo a lui intitolato tra via Giovan Battista Fardella e via Orti.
Presenti il vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, il comandante provinciale dei Carabinieri di Trapani, Gianluca Vitagliano, e altri rappresentanti delle Istituzioni ma anche comuni cittadini che serbano cara e onorano la memoria di quel giovane che non si girò dall’altra parte e rispose all’impulso nobile di aiutare chi era in pericolo. Per questo motivo fu insignito, alla memoria, della medaglia d’oro al Valor civile dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
A Nino Via il Comune di Trapani ha anche dedicato, alcuni anni fa, un immobile, che avrebbe dovuto essere un centro sociale, nel quartiere Sant’Alberto. Quel luogo, però, non solo non ha funzionato ma è diventato preda, nel tempo, del degrado e dei vandali: una sconfitta a cui si prova a rimediare, adesso, collocandovi gli uffici del Centro provinciale per l’impiego e facendone sede di alcune associazioni.
Gli ultimi lavori, costati 70mila euro, sono stati ultimati.
“La ditta – spiega il vice sindaco di Trapani Enzo Abbruscato – ci ha comunicato che, entro pochi giorni, ci consegnerà i lavori. Speravamo di riuscire entro l’anno appena concluso. Successivamente passeremo al cosiddetto collaudo dell’opera. Il Centro è praticamente pronto”. Quattro stanze, invece, rimarranno al Comune e saranno affidate ad alcune associazioni di quartiere e all’associazione “Antonino Via Eroe contemporaneo”, presieduta dalla sorella del giovane, Stefania.
Quella sera in via Orti erano in tre a tentare di impadronirsi dell’incasso dei magazzini Gea ma solo due vennero identificati e arrestati dai Carabinieri: Orazio Montagna e Giovan Battista Della Chiave, entrambi marsalesi. Processati, furono condannati nel 2009 a 26 anni di reclusione, condanna confermata nel maggio 2011 dalla Corte d’Appello di Palermo e il 16 ottobre 2012 dalla Cassazione.
Commossi, come è comprensibile, stasera, mamma Maria e papà Liberale ma confortati dall’aver visto raccogliersi attorno a loro cittadini e Istituzioni. Se c’è una cosa che tutti possiamo fare, infatti, dinnanzi a drammi di questa portata, è quella di non lasciare soli vittime e parenti di reati tanto efferati.
Che poi uno degli assassini di Nino abbia cominciato a usufruire, come prevede la legge, dei permessi per uscire dal carcere e andare in famiglia è cosa che ai Via fa certo molto male ma, come società, dobbiamo auspicare che anche un assassino possa prendere coscienza del male fatto e del dolore inflitto e provare a ripararvi – per come si può – nel resto della sua vita. Solo così, davvero, il sacrificio di Nino Via non sarà stato vano.