Condanna Catalano: “Impedito all’imputato di ottenere processo ordinario”

La vicenda della condanna per corruzione e abuso d’ufficio, patteggiata dall’ex vice sindaco e assessore di Erice Angelo Catalano ed emessa oggi a Trapani, si arricchisce di un risvolto imprevisto.
Come vi abbiamo raccontato nel nostro precedente articolo, infatti, Catalano, tramite il suo nuovo difensore, l’avvocato marsalese Francesco Moceri, aveva presentato richiesta di revoca del patteggiamento ma questa istanza non è stata accolta dal giudice, trovando l’opposizione, ovviamente, anche del pubblico ministero.

La richiesta di revoca era stata depositata in Cancelleria, lo scorso 20 settembre, sulla base di due elementi, come è stato spiegato in un incontro con la stampa svoltosi nello studio professionale dell’architetto Catalano: la convinzione di non aver commesso alcun reato, con la conseguente certezza di potersi difendere in un successivo processo penale ordinario, e la parziale valutazione della precedente intesa che riguardava solo quattro delle sette imputazioni contestate fin dall’applicazione degli arresti domiciliari.

Il suo legale, l’avvocato Moceri, ha ricordato che la richiesta di patteggiamento era stata presentata dal precedente legale di Catalano lo scorso 8 luglio, dopo circa 5 mesi di arresti domiciliari del suo assistito, e aveva ottenuto il parere favorevole della Procura il giorno successivo per cui il 12 luglio Catalano era stato rimesso in libertà. L’ufficio del gip aveva poi fissato l’udienza per la giornata di oggi, 24 settembre.

Catalano ha chiesto stamane, in udienza, di essere ascoltato per spiegare le motivazioni del suo dietro front e cioè che la decisione di patteggiare la pena era stata adottata a causa del grande sconforto personale e familiare e dello stress vissuti nei mesi di custodia cautelare e solo ed esclusivamente per riottenere la libertà personale necessaria anche a svolgere la sua professione, essendo l’unico sostentamento della sua famiglia.

Nonostante ciò – ha spiegato l’avvocato Moceri – il gup, all’esito della camera di consiglio, non ha ritenuto di accogliere la domanda di revoca e ha ratificato il precedente accordo di patteggiamento emettendo la sentenza di applicazione della condanna concordata.

“Questa non è la sede per discutere delle accuse rivoltemi – ha detto Angelo Catalano – ma dal momento del mio arresto io mi sono ritrovato messo alla gogna. Io non ho fatto nulla, non ho colpe. Il mio impegno al Comune di Erice era esclusivamente per il bene della città, sfido chiunque ad affermare che io abbia abusato o approfittato del mio ruolo”.

L’avvocato Moceri non ha escluso il ricorso anche alla Corte di Giustizia Europea in base al principio della tutela del diritto dell’imputato a difendersi per cui un diniego alla richiesta di revoca violerebbe l’articolo 6 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo.

Ciò a fronte di una giurisprudenza non univoca della Cassazione sulla revoca del patteggiamento: ci sono sentenze che la ritengono inammissibile e altre, di orientamento diametralmente opposto, secondo cui la richiesta di patteggiamento e il relativo consenso dell’indagato non sono per ciò stesso vincolanti e possono, quindi, essere revocati e modificati fino a quando non interviene la decisione del giudice.