Festeggiato alla Casa Circondariale di Trapani il 202° anniversario della fondazione della Polizia Penitenziaria [VIDEO e AUDIO]

“La forza della persuasione e non la persuasione della forza”, sta in queste poche ma importantissime parole pronunciate dal comandante di Reparto, il commissario capo Giuseppe Romano, e rivolte ai suoi colleghi il valore del lavoro e dell’impegno di tutti i poliziotti penitenziari che oggi hanno festeggiato, in una cerimonia svoltasi alla Casa Circondariale Pietro Cerulli” di Trapani, il 202° anniversario della fondazione del Corpo.
Presenti le massime autorità civili e militari della provincia di Trapani – prefetto, questore, comandanti e rappresentanti di Carabinieri, Guardia di Finanza, Guardia Costiera, 6° Reggimento Bersaglieri, 37° Stormo Aeronautica Militare, Polizia Municipale – l’anniversario è stato ricordato con la lettura del messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Francesco Basentini.

Per ascoltare l’intervista al comandante Giuseppe Romano schiaccia PLAY

Un valore e un impegno sottolineati anche nel saluto di Mattarella: “La Polizia Penitenziaria – è sottolineato in un passaggio – opera quotidianamente, spesso in condizioni oggettivamente problematiche, con spirito di servizio ed alto senso dell’Istituzione per garantire il mantenimento dell’ordine e la sicurezza dei detenuti. Con gli altri operatori del settore contribuisce in modo significativo al complesso percorso di rieducazione dei detenuti in attuazione degli obblighi previsti dalla Costituzione”.

Gli fa eco quanto affermato dal ministro della Giustizia: “Ai poliziotti penitenziari – ha detto Bonafede – voglio trasmettere un messaggio chiaro: è finito il tempo del lavoro nell’ombra, è arrivato il momento di dare alla Polizia Penitenziaria la luce che merita. E’ il momento di riconoscere che, se un detenuto viene rieducato e non torna a delinquere, è soprattutto grazie al contributo fondamentale dato da questo Corpo di Polizia che vive e lavora letteralmente alla frontiera, in quella delicatissima zona di contatto tra lo Stato e chi ne ha violato le regole. Tutti i progetti di rieducazione e reinserimento dei detenuti a cui stiamo lavorando – ha proseguito il Guardasigilli – rimarrebbero sulla carta senza il vostro indispensabile apporto ed è per questo che il lavoro della Polizia Penitenziaria dentro al carcere è fondamentale anche per la collettività fuori dal carcere”.
Arruolamento di nuovo personale, ammodernamento degli equipaggiamenti e investimenti nell’edilizia carceraria sono i passaggi necessari, per il ministro, per garantire alla Polizia Penitenziaria – il cui organico nazionale attuale si aggira attorno a 40mila unità – i mezzi per svolgere al meglio il proprio compito.

“Le difficili condizioni degli istituti penitenziari, dovute a una presenza di ospiti pari a oltre 60mila persone – si legge in un passaggio del discorso del capo del DAP Basentini – la gestione di costoro, con il carico di problematiche personali e sociali, e dei differenti circuiti detentivi relativi al livello di pericolosità, costituiscono il complicato contesto nel quale la Polizia Penitenziaria opera, testimoniando un alto senso di professionalità e umanità all’altezza di una civiltà democratica ed evoluta quale è quella del nostro Paese”.
Basentini ha ricordato le sue frequenti visite nelle carceri, “il più delle volte senza preannunciarmi, perché ritengo che la vera, autentica conoscenza del sistema avvenga a partire dal territorio, nei luoghi e nei servizi che costituiscono la linfa vitale del nostro lavoro. Ho incontrato centinaia di agenti, funzionari, comandanti di reparto, ho ascoltato le parole di chi lavora in prima linea, non filtrate dalle convenzioni e dagli atti burocratici. Ho visto e toccato con mano – ha sottolineato – la fatica di chi si confronta ogni giorno con la complessità del carcere.
Ho ascoltato le critiche, i suggerimenti e finanche le proteste di chi si trova con coraggio e tenacia a fronteggiare eventi critici come disordini, aggressioni, suicidi attuati e tentati, atti di autolesionismo, sebbene la sistematica carenza di organico renda ancora più gravosi tutti i compiti professionali. Ho visto l’orgoglio negli occhi e nelle parole dei nostri agenti che salvano in extremis vite umane, che ascoltano e supportano i detenuti nei momenti di crisi. Ho visto la passione e la partecipazione nell’organizzazione dei progetti rieducativi e del lavoro penitenziario, consapevoli che il trattamento è parte della sicurezza, sia all’interno degli istituti che fuori dalle mura penitenziarie“.

Il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha ringraziato il ministro della Giustizia “per avere promosso e sostenuto un piano di assunzioni, ordinarie e straordinarie, che consentirà all’Amministrazione Penitenziaria di assumere, entro il primo trimestre del 2020, di circa 3500 unità. Dall’inizio del 2019 – ha ricordato – hanno già preso servizio 971 vice ispettori del Corpo, sono state già attivate le procedure per il concorso straordinario per titoli a complessivi 2851 vice sovrintendenti, tra il mese di maggio e la fine del mese corrente saranno circa 1.500 gli agenti che risulteranno arruolati e, a luglio ha preso il via il concorso per immettere nel ruolo degli agenti altre 754 unità. L’implementazione dell’organico – ha sottolineato Basentini – non può essere disgiunta da una revisione delle piante organiche per ottimizzare l’impiego del personale nelle sedi centrali e territoriali”.

A seguire è stata la volta dell’intervento del comandante di Reparto del “Pietro Cerulli”, commissario capo Giuseppe Romano che ha tracciato il ritratto del carcere trapanese tra impegno dei poliziotti penitenziari che vi operano e oggettive difficoltà dovute alle carenze strutturali e nell’organico.
La cerimonia si è conclusa con la consegna di alcuni attestati di encomio a poliziotti penitenziari particolarmente distintisi in operazioni di servizio e anche in interventi a favore della collettività.
Nel video il suo intervento integrale e il saluto della direttrice della Casa circondariale trapanese, Teresa Monachino.