Processo “Spese pazze” all’ARS, Livio Marrocco in aula rende dichiarazioni spontanee

Prosegue, a Palermo, il processo di primo grado per le cosiddette “spese pazze” all’ARS che vede coinvolto, tra gli altri, gli ex deputati regionali Giulia Adamo e Livio Marrocco che stamane, in udienza, ha rilasciato – come riporatato dal quotidiano LiveSicilia.it – dichiarazioni spontanee.

“Da sempre – ha detto – ho la passione per l’attività politica nel senso nobile del termine, intesa innanzitutto quale impegno concreto ed ideale nella comunità. Dopo una vita in politica, con incarichi istituzionali di governo della cosa pubblica, mi trovo oggi a rispondere di contestazioni nella qualità di capogruppo, quindi solo per i due anni e mezzo in cui ho ricoperto tale incarico e non anche per i restanti anni in cui ho fatto il semplice deputato, per importi di circa 5.000 euro, dopo aver ricevuto un avviso di garanzia di quasi 300.000 euro di contestazioni e avendo gestito un gruppo parlamentare con un bilancio complessivo di oltre 2 milioni di euro”.

Marrocco ha elencato tutte le spese: “La prima contestazione residua riguarda un bonifico di 1.000 euro ad Acqua Marcia spa. Abbiamo dimostrato, consegnando le carte mancanti il bonifico di saldo e la fattura, che si tratta di spesa per un convegno/incontro a Villa Igea con il Presidente della Camera pro tempore e presidente del mio partito insieme al gruppo parlamentare ed i componenti del governo regionale. Solo questa spesa, tra quelle oggetto di residua contestazione, è riconducibile direttamente al conto corrente del gruppo parlamentare che presiedevo e tra l’altro come dimostrato assolutamente attinente alla gestione del gruppo Cosa ben diversa sono le altre spese effettuate dal mio conto corrente personale nel quale confluiva l’indennità di capogruppo. Ed oggi, ancora dopo tanto tempo, non mi spiego perché mi vengano contestate. La Guardia di Finanza ha fatto riferimento nella relazione a rimborsi spesa, istituto non previsto da nessuna norma in Sicilia ed infatti non risulta agli atti alcuna richiesta o altro che possa essere ricondotto a richiesta di rimborso”.

“Nel quadriennio – prosegue l’ex parlamentare regionale – che si estende dal 2008 al 2012, cioè per tutta la durata della 15ma legislatura, le norme che disciplinavano il funzionamento dei gruppi parlamentari stabilivano che non si potesse interferire sull’autonomia organizzativa e funzionale degli stessi Gruppi, che tra le spese di funzionamento dei Gruppi fossero incluse quelle relative alla rappresentanza ed alle relazioni pubbliche, come espressamente indicato nell’allegato alla stessa delibera che illustrava in quale accezione intendere ed adoperare il concetto di funzionamento di un Gruppo parlamentare; che fosse escluso, per i presidenti dei Gruppi parlamentari e per i Gruppi nel loro complesso, qualsiasi obbligo di rendicontazione, anche sommaria, delle spese relative all’utilizzazione del contributo loro destinato. Le leggi che hanno introdotto una disciplina precisa delle finalità di spesa dei Gruppi parlamentari sono intervenute invece successivamente”.

“In tale contesto – afferma Livio Marrocco – l’assenza di qualsiasi dubbio da parte mia sulla regolarità, liceità e correttezza dei miei comportamenti è dimostrata e documentata da una maniacale attività di raccolta e tenuta delle ricevute e fatture relative a tutte le spese, comprese quelle del mio conto corrente personale. Anzi, si deve a tale mia scrupolosissima attività di conservazione la facilità con cui la Guardia di Finanza ha potuto rinvenire tutti i documenti giustificativi, anche delle spese minime, irrisorie. Pertanto – ha detto l’ex deputato rivolgendosi ai giudici – se avessi avuto il benché minimo dubbio che le spese avvenissero in violazione di un termine, di una modalità, di una norma, sarei stato così autolesionista da mantenerne tracce e prove così numerose e puntuali? Come dimostrato, quindi, queste spese sono state effettuate dal mio conto corrente personale. E ciò nonostante siamo entrati nel merito delle singole contestazioni chiarendone la natura. Tra l’altro ribadisco che sono io che ho spontaneamente portato tutta la documentazione di spesa alla Finanza Questo fatto, insieme al facile raffronto fra la mole elevata delle somme gestite e le piccole spese contestate, dovrebbe dimostrare la mia assoluta buona fede. Ricordo – ha concluso Marrocco – che altri – che non hanno collaborato in questo modo, che non hanno conservato prova delle spese o non le hanno consegnate – oggi hanno visto la loro posizione archiviata o sono stati prosciolti. Mi turba molto il pensiero che sarei stato vittima della mia scrupolosa diligenza. Avrei messo a disposizione di miei eventuali accusatori attestazioni di una mia consapevole e reiterata attitudine a delinquere? Sarebbe assurdo…”.

La Procura della Repubblica ha chiesto la condanna di tutti e sei gli imputati del processo. Queste le pene invocate dal pubblico ministero Laura Siani: Cataldo Fiorenza (4 anni e 3 mesi), Giulia Adamo (3 anni e 9 mesi ),Giambattista Bufardeci (3 anni), Rudi Maira (3 anni e 6 mesi), Livio Marrocco (3 anni e 6 mesi), Salvo Pogliese (4 anni e 3 mesi). Gli ex deputati regionali sono accusati di peculato. Si tratta di una tranche dell’inchiesta della Procura palermitana che, nel 2014, portò alla notifica di una ottantina di avvisi di garanzia tra deputati e impiegati dei Gruppi parlamentari. L’accusa è che avessero utilizzato per fini personali i soldi assegnati per l’attività istituzionale. Per alcuni indagati è stata la stessa Procura, in seguito, a chiedere e ottenere l’archiviazione. Altri sono stati prosciolti all’udienza preliminare mentre la Corte dei Conti ha emesso una serie di condanne per danno erariale.

Il processo proseguirà a novembre con due udienze dedicate ai difensori. Poi i giudici emaneranno la sentenza.
“Dopo cinque anni, finalmente, si arriverà al giudizio di primo grado almeno – ha scritto Livio Marrocco in un post sulla sua pagina Facebook – . Un incubo inimmaginabile per me e la mia famiglia, vissuto in rispettoso silenzio che non è assolutamente ammissione bensì consapevolezza piena delle proprie ragioni”.