Le condizioni all’interno del carcere di Trapani: la relazione integrale della UilPa Polizia Penitenziaria

Dopo la denuncia dei giorni scorsi, di cui abbiamo raccontato nell’articolo pubblicato lo scorso 20 agosto, siamo in grado di pubblicare il contenuto integrale della relazione inviata dal segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gioacchino Veneziano, che insieme al segretario generale aggiunto Ignazio Carini e al segretario del Gruppo aziendale di Trapani Salvatore Badalucco, ha visitato lo scorso 19 agosto la Casa circondariale di Trapani.
La relazione è stata inviata al capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Franco Basentini, al prefetto di Trapani, alla provveditora regionale per la Sicilia dell’Amministrazione Penitenziaria e a vari altri soggetti istituzionali competenti.

“Giunti all’ingresso dell’Istituto – scrive Veneziano – notavamo la mancata esposizione delle bandiere della Repubblica Italiana e di quella dell’Unione Europea, che indicano l’identità delle Amministrazioni dello Stato e degli Uffici periferici dello stesso, in osservanza al dettato di cui al Dpr.121 del 7 aprile 2000, capo 1, lett. b. Entrati alle ore 9.50 circa siamo stati accolti da Rosanna Cocuzza, vice comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria di Trapani, la quale non essendo stata avvertita del nostro arrivo, ha informato la dirigente in missione Carmen Rosselli, anch’essa (a quanto è parso), non al corrente dalla nostra visita. Si fa presente che la richiesta era stata regolarmente inviata a mezzo mail il 14 agosto u.s alle ore 8.51, ricevuta e riscontrata dall’ufficio preposto; ragion per cui riteniamo necessario capire il perché di tale incomprensione. Nondimeno siamo stati accompagnati esclusivamente con grande cortesia e professionalità dalla dottoressa Cocuzza.
Varcando il fatidico portone d’ingresso – prosegue la relazione – ci siamo recati presso il posto di servizio denominato 1^ porta, riscontrando subito una situazione indecente sia in termini logistici che strutturali: fili elettrici “volanti” non idoneamente collocati, prese elettriche anch’esse con fili e prolunghe svolazzanti, sedie fatiscenti non a norma (D.Lgs.81/2008 EN1335)cioè non del tipo ergonomico, con conseguente assenza di presupposti minimi di igiene, salubrità e sicurezza. Abbiamo notato inoltre l’affissione di tutti gli ordini di servizio nei muri, quasi a nascondere la sporcizia e l’assenza di manutenzione. La mancanza di un monitor con relativa telecamera per il controllo della zona carraia interna. Il monitor (in bianco e nero) della telecamera che inquadra l’ingresso esterno pedonale di tutto il personale che accede a qualsiasi titolo in Istituto è quasi completamente oscurato.
Il campanello esterno della carraia non è funzionante. Oltre a ciò, l’apparato radio di pertinenza del Nucleo Traduzioni non è posto in una zona protetta e riservata cosi da consentire l’ascolto di comunicazioni radio a persone che, per qualsiasi titolo, accedono nella zona interessata. Gravissima infine la situazione della carraia che non presenta alcun sistema di estrazione dei fumi di gas di scarico dei mezzi che transitano, determinando condizioni inquinanti ad elevato rischio per la salute del personale transitante e ancor più per il personale operante nell’area delle portinerie”.

“I locali adibiti a rilascio colloqui e buca pranzi – prosegue il segretario generale della UilPa Polizia Penitenziaria – sono ricavati in spazi assolutamente insalubri e poco areati; risulta inoltre attivo un apparecchio per il controllo radiografico dei pacchi sicuramente non di nuova generazione, e dunque, probabilmente dannoso alla salute dei lavoratori. Per tale ragione è opportuno richiedere idonea attestazione di conformità a norma di legge. Le sale colloqui si presentano piuttosto adeguate alle necessità. I box preposti ad ospitare il personale di Polizia addetto al controllo sono assolutamente inadeguati, angusti, senza alcun punto luce naturale, senza alcun impianto di aerazione/climatizzazione; manca inoltre la pellicola che impedisce sia ai reclusi sia ai familiari di scrutare il personale di Polizia operante (che il più delle volte risulta essere da solo a controllare due sale colloqui) ragion per cui il lavoratore può essere esposto a possibili azioni di disturbo a cura dei detenuti e/o familiari al fine di commettere condotte vietate. Abbiamo visto pure fili elettrici volanti che mettono a rischio la vita degli addetti ai lavori.
L’arredamento dell’ufficio Protocollo (tavoli e sedie) è fatiscente e comunque non conforme al D.Leg.vo 81/2008. Giunti nel cortile interno abbiamo notato come i mezzi dell’Amministrazione siano lasciati in balia degli agenti atmosferici e della salinità, considerando la vicinanza del mare nei pressi dell’Istituto e, intanto, i locali adibiti a garage automezzi vengono utilizzati come magazzini depositi di materiale da porre in ‘fuori uso’.
Gli ampi tetti dei magazzini pare siano di Eternit, ragion per cui si chiede di verificare immediatamente se risulta al vero (!).  La seconda portineria necessità di almeno tre unità di Polizia Penitenziaria per controllare i punti d’ingresso nei reparti ma, vista la grave carenza di organico, sarebbe utile l’installazione di telecamere e di monitor con lo
spostamento dei comandi in un’unica postazione per controllare le zone del cosiddetto terzo cancello, e i lati lavanderia e MOF. In questo modo il poliziotto avrebbe la possibilità di una visione completa operando celermente nell’apertura/chiusura dei cancelli da un’unica postazione come specificato. Inoltre appaiono segni di deterioramento dei cornicioni della facciata centrale con rischio di cadute di calcinacci (già avvenuto). Si segnala che l’impianto di videosorveglianza del perimetro interno ed esterno risulta parzialmente funzionante,
con gravi rischi per la sicurezza in quanto non vi è una costante vigilanza esterna tramite sentinelle e nemmeno con servizio automontato”.

“Nell’aera riservata ai lavoratori – prosegue la relazione della UilPa Polizia Penitenziaria – vi sono due spogliatoi destinati al personale maschile (le donne hanno in uso camere). Entrambi sono arredati (?) con armadi in legno di produzione penitenziaria risalenti a mezzo secolo fa, non conformi al D.Lgs.81/2008, ragion per cui si chiede l’immediata
sostituzione con quelli in dotazione come in altri istituti a norma di legge.
L’ufficio Matricola, risulta sufficientemente adeguato fermo restando che il mobilio (sedie e tavoli da videoterminali) risultano fuori norma e, quindi, da sostituire senza ulteriori ritardi.
Nella ‘cucina detenuti’ abbiamo riscontrato che l’impianto di areazione non risulta più efficiente al tiraggio di fumi e vapori prodotti nelle operazioni di cottura dei cibi, producendo conseguentemente muffa fuliggini e fumi tossici che recano danno alla salute dei lavoratori e dei detenuti.  I locali preposti al ‘deposito sopravitto’ sono tenuti in condizioni di salubrità nel pieno delle condizioni igieniche.
Per quanto attiene gli ambienti detentivi, alla data della visita, erano presenti 535 detenuti (di cui 93 alta sicurezza tra mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita). Inoltre risultavano ristretti 107 detenuti stranieri (quindi il 20% sul totale complessivo). Notevole è la presenza di detenuti con problemi psichiatrici che si aggirano ad oltre 100, rendendo il carcere di Trapani un “mini ospedale psichiatrico” e apportando grande disagio al personale di Polizia Penitenziaria non specialista alla gestione di tali soggetti. Nello specifico si è potuto accertare che nella sezione Mediterraneo (detenuti comuni) l’accesso avviene attraverso un atrio a forma di L , in cui insistono ben tre cancelli di sbarramento ed un montacarichi. L’automazione di tale posto di servizio avrebbe dovuto costituire la priorità assoluta nel corso degli anni. Invece l’operatore di Polizia Penitenziaria colà comandato in
servizio, da solo, deve garantire la movimentazione su tra accessi di circa 800 tra detenuti e altre figure che accedono per ragione di servizio h.24. Il corpo detentivo strutturato su tre piani, con sezioni lunghe all’incirca 100 metri. Nonostante lavori di ristrutturazione effettuati all’incirca 8 anni fa, a causa della mancata manutenzione, risulta davvero indecente operare nel garantire la sicurezza. Abbiamo appurato che tutti i cancelli risultano corrosi, i blindati idem, i muri pieni di muffa e scrostati, il mobilio usato dai lavoratori
completamente inidoneo e fatiscente; risultano non funzionanti gli apparati di aria condizionata presenti nei posti di controllo dei cortili passeggi. Risulta inoltre che nei piani detentivi l’illuminazione è quasi completamente assente, non garantendo la necessaria luminosità. Pertanto, a parere della UilPa Polizia Penitenziaria, tale reparto è inagibile, da ristrutturare nella sua completezza, poiché i ballatoi aperti attestano livelli di sicurezza non appropriati e individuano qualità di lavoro assolutamente compromettenti alla salute del
lavoratore, anche per l’elevato inquinamento acustico e lo stress termico causato dalla configurazione strutturale del reparto.
La sezione Blu (transito/isolamento) necessita di manutenzione poiché vi sono crepe all’esterno, inoltre le porte blindate risultano corrose sopratutto nei cortili passeggi. Tavoli e sedie a disposizione dei poliziotti sono totalmente inidonei in tutti i posti di servizio, in quanto non conformi al già citato D.Leg.vo 81/2008. Il bagno riservato al personale di Polizia è attiguo al locale docce dei detenuti, (ma l’ASP non ha mai segnalato ciò?); basterebbe, a parere nostro, una piccola modifica per risolvere tale scempio. Il lavoratore preposto al controllo passeggi non ha alcun riparo ed è direttamente esposto agli agenti atmosferici.
La sezione ionio (detenuti dell’alta sicurezza), ristrutturata circa 15 anni fa, presenta criticità di rilievo: i muri necessitano una tinteggiatura, i blindati e i cancelli a causa dell’elevata corrosione rendono difficile la chiusura e l’apertura. L’arredamento a disposizione dei lavoratori risulta inadatto, non conforme al già citato D.Leg.vo 81/2008. Non abbiamo trovato parole di conforto nei confronti dei lavoratori alla vista di un paio di indecenti ed arrugginiti ventilatori per mitigare il caldo attuale, utili solo a consumare energia elettrica, quando sarebbe bastato un minimo di considerazione verso i poliziotti installando condizionatori e dando, quindi, un segnale di rispetto nei confronti del personale. L’impianto di videosorveglianza non è funzionante in tutto il reparto, inoltre è
necessario installare telecamere nei locali esterni dove i detenuti, in estate, fruiscono della socialità così da garantire il controllo ininterrotto. Oltre a ciò, abbiamo scoperto che una cella è adibita a magazzino di materassi e tavoli e riteniamo necessario sgombrarla per evitare qualsiasi rischio in caso di incendi. Si richiede, pertanto, l’intervento tramite relazione del responsabile del Servizio Prevenzione a Protezione e degli altri organismi previsti, tra cui l’addetto antincendio e all’emergenza. Infine è indispensabile posizionare
pellicole nei passeggi per ovvi motivi di sicurezza nel controllo dei detenuti.
Sezione Adriatico (detenuti comuni e protetti): il reparto, seppure di recente costruzione, presenta diverse anomalie tra le quali l’ ascensore per il personale per accedere ai piani non funzionate da diversi mesi; la sala regia e i box agenti non muniti di impianto di
ricircolo dell’aria, e nemmeno sono presenti finestre verso l’esterno, pertanto non è concesso ai lavoratori di disporre di una quantità di aria salubre. Scandalosa, per non dire incredibile, la soluzione adottata dal precedente direttore dopo l’evasione avvenuta nel mese di giugno dai cortili passeggi del medesimo reparto. E’ importante segnalare la creatività, adottata al fine di risolvere il problema che ha consentito il materializzarsi dell’evento critico, per rafforzare la sicurezza e il controllo dei detenuti immessi nei cortili passeggi. Infatti il direttore di allora ha preso in prestito (sicuramente dall’EAP) un “chiosco” di legno (all’epoca impiegato come locale vendite birre e affini), posizionandolo in un luogo a rischio incendio, nei pressi delle sterpaglie, ordinando (senza nessuno ordine di servizio e senza avvisare le OO.SS di questo nuovo posto di servizio) al poliziotto (quindi sottoposto a forte stress termico) di presidiare tale ‘casotto’ per controllare i cortili passeggi, sotto gli sguardi divertiti dei reclusi.
Pur non verificato nella visita, possiamo affermare con certezza che l’impianto di illuminazione esterno risulta totalmente non funzionante, lasciando interamente al buio un presidio di sicurezza dello Stato, dando l’impressione di abbandono.
Nell’evidente quadro di difficoltà constatato de visu emerge, con tutta la specificità e gravità, la carenza di Polizia Penitenziaria: infatti a fronte di una pianta organica prevista di 300 Poliziotti (prosciugata di 40 unità dalle legge Madia che non teneva conto nemmeno dell’apertura di un nuovo reparto con oltre 200 detenuti), ad oggi risultano effettivi al ‘Pietro Cerulli’ 242 unità di Polizia Penitenziaria, di cui 40 impiegati presso il Nucleo provinciale operativo Traduzioni e Piantonamenti, ulteriori 85 utilizzati nei compiti e servizi attinenti la sicurezza, aggiuntivi 80 assenti per la fruizione di diritti soggetti.
In pratica rimangono 37 poliziotti penitenziari suddivisi nell’arco delle 24 ore che si occupano del controllo e della sicurezza di una struttura carceraria che oggi conta 535 reclusi”.

Il segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria ringrazia, nella relazione, il prefetto Ricciardi “per l’attenzione dimostrata nei confronti della Polizia Penitenziaria trapanese che, con grande onore, accoglierebbe la Sua presenza al Pietro Cerulli, al fine di constatare di persona in quali condizioni viene svolto l’encomiabile lavoro di questi poliziotti che
contribuiscono alla sicurezza dei cittadini al pari delle altre Forze dell’Ordine”.