Traffico di migranti e di sigarette tra la Tunisia e il Trapanese, arrestate otto persone

Sgominata dalla guardia di finanza di Marsala una banda dedita al favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina e al contrabbando di sigarette.

Stamattina i finanzieri della Compagnia di Marsala hanno dato esecuzione ad
un’ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Palermo con cui è stata disposta l’applicazione di misure cautelari nei confronti di otto persone, quattro di origine tunisina e quattro italiani.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Palermo, si è sviluppata grazie ad una lunga attività di intercettazione telefonica e
ambientale oltre che ad interventi di polizia in mare delle unità navali della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Mazara del Vallo e ha consentito di svelare l’esistenza del sodalizio criminale che organizzava “viaggi fantasma” tra la Tunisia e le coste meridionali del Trapanese con connesso traffico di sigarette di contrabbando destinate prevalentemente al mercato palermitano.

I promotori dell’organizzazione criminale sono stati individuati in due italiani e un tunisino, Angelo Licciardi e Giuseppe Vasile, entrambi residenti a Marsala, e Nizar Zayar, tutti colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Licciardi, in particolare, è risultato avere – secondo gli investigatori – un ruolo di primo piano nell’organizzazione dal momento che si occupava della gestione contabile curando la ripartizione dei profitti tra gli appartenenti al gruppo e provvedendo inoltre, con l’aiuto di Vasile, all’acquisto e alla custodia delle imbarcazioni usate per trasportare i migranti e le sigarette di contrabbando.

Altri tre tunisini, destinatari anch’essi dalla misura della custodia cautelare in carcere, curavano direttamente in Tunisia il procacciamento dei migranti (chiamati in modo criptico “agnelli”) e delle sigarette da trasportare, svolgendo anche le mansioni di scafisti nei viaggi dalle coste tunisine a quelle siciliane.

Una volta giunti in Sicilia, i migranti venivano fraudolentemente regolarizzati con la complicità di Giuseppa Randazzo, residente a Marsala e titolare di un omonima ditta individuale e rappresentante legale di una società cooperativa agricola, finita agli arresti domiciliari.

La donna provvedeva sistematicamente a stipulare contratti di lavoro dipendente fittizi con un duplice fine: consentire, da un lato, ai clandestini di ottenere e rinnovare il permesso di soggiorno per motivi di lavoro e, dall’altro lato, di percepire indebite indennità di disoccupazione agricola dall’INPS. Randazzo aveva anche messo a disposizione di Zayar la propria abitazione per consentire lo smistamento dei migranti appena sbarcati.

Gli arresti domiciliari sono stati applicati anche ad un altro componente italiano dell’associazione criminosa, Sergio Carpentieri, residente a Trapani, che ha fornito uno dei gommoni usati per gli sbarchi e ha aiutato gli altri componenti della banda nella gestione delle fasi immediatamente
successive all’arrivo dei migranti.

L’organizzazione si avvaleva di gommoni, in genere di circa 7,5 metri, reperiti in Italia ed equipaggiati con motori potenti (da 225 a 300 CV), con cui effettuare le traversate Sicilia-Tunisia e ritorno, il tutto nell’arco di una nottata. L’incasso del prezzo di viaggio avveniva invece in Tunisia, dove venivano imbarcate anche le sigarette di contrabbando. Normalmente con ogni viaggio venivano trasportati
circa 250-300 chilogrammi di sigarette e 10-12 persone.

Nonostante il pesante carico gli scafisti riuscivano a mantenere, in condizioni di mare calmo, una velocità di crociera di 25/30 nodi, talvolta tenendo sotto la minaccia di armi (coltelli e pistole) i viaggiatori.
L’utilizzo del gommone consentiva agli scafisti di essere particolarmente dinamici in acqua, garantendo facilità e celerità di manovra e la possibilità di navigare quasi con ogni tipo di fondale, ormeggiando dove era ritenuto più utile e sicuro.

Secondo quanto appurato dagli investigatori, ogni clandestino trasportato pagava da 3.000 a 8.000 dinari tunisini (pari a circa 1.500-4.000 euro).
A ciò si aggiungeva il ricavate dalle sigarette importate di contrabbando, ogni stecca delle quali garantisce un guadagno di quasi 20 euro essendo comprata ad 6-7 euro in Tunisia e rivenduta in Italia ad 25-28 euro. Ogni viaggio consentiva di portare mediamente
1.250/1.500 stecche consentendo così un ulteriore guadagno per l’organizzazione
di almeno 25.000 euro a viaggio.

Nel corso delle investigazioni, avviate nel 2016, i finanzieri hanno intercettato in mare cinque “viaggi fantasma”, arrestando in flagranza di reato, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sei scafisti e sottoponendo a
sequestro – tra l’altro – 990 chili di sigarette di contrabbando e tre gommoni utilizzati per le traversate.