Carcere e parrocchia insieme per sostenere ex detenuti

Una comunità che si fa accogliente nei confronti di chi ha bisogno e che, da questo, trae occasione per avvicinarsi all’altro senza pregiudizi e con la voglia sincera di capire e conoscere. E’ accaduto lo scorso 8 maggio, nella chiesa Cristo Re di Valderice dove il parroco don Francesco Pirrera ha organizzato un incontro con i vertici della Casa circondariale di Trapani, di cui è cappellano.

Il direttore Renato Persico, il comandante della Polizia Penitenziaria Giuseppe Romano, il responsabile dell’Area educativa Antonino Vanella e il commissario Michele Buffa, responsabile del Nucleo traduzioni e piantonamenti, hanno raccontato la realtà carceraria a partire dall’esperienza con alcuni detenuti africani che, adesso, finito di scontare le loro condanne, sono ospitati dal sacerdote nella casa parrocchiale.
Un modo concreto, quello di padre Pirrera – che ha il sostegno del vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, presente all’incontro – di dare un’opportunità a questi giovani che sono passati, come ha raccontato uno di loro, dal gommone su cui si erano imbarcati verso l’Europa alla galera, perchè accusati di essere scafisti.

I ragazzi, provenienti da Paesi come il Gambia e il Senegal, hanno raccontato la loro esperienza carceraria e hanno ringraziato – sì ringraziato – i poliziotti e gli operatori per aver loro dato ascolto e supporto pur in una realtà di grande sofferenza – come ha sottolineato il commissario Romano – quale è quella carceraria.

“Dobbiamo riuscire ad andare oltre il muro – ha detto il direttore Persico – nel senso di offrire opportunità concrete di reinserimento sociale agli ex detenuti. Le occasioni sono ancora troppo poche e difficili da realizzare. Noi lavoriamo per restituire alla società persone migliori, anche se in condizioni per nulla facili”.

“Ci ritroviamo qui – ha sottolineato il vescovo Fragnelli – al di là delle differenze, anche di credo. Non importa come lo chiamiamo, ma Dio è padre di tutti noi ed è a lui che affidiamo le nostre preghiere e il nostro impegno”.

I giovani attualmente ospiti della parrocchia frequentano scuole del territorio e sperano di poter trovare presto la loro strada e la loro autonomia. Intanto possono attendere con dignità che la loro posizione venga vagliata dalle autorità e non dormono per strada come, pure, qualcuno di loro ha raccontato di aver fatto una volta uscito dal carcere.

Alcuni hanno una moglie che attende di raggiungerli, altri solo dopo mesi dal loro arrivo a Trapani potuto chiamare – dal carcere – i loro cari per dire che non erano morti, che ce l’avevano fatta ad attraversare il Mediterraneo in cerca di un futuro migliore. Tutti hanno negli occhi la speranza e non la cupezza di un futuro già segnato.

Le vite degli uomini, e non solo le loro, sono fatte di “attraversamenti”. Anche a noi spetta fare un viaggio e trovare la strada per camminare insieme, nel rispetto reciproco e nella fratellanza vera.