“La nostra processione è un’esperienza di coralità che ha dato voce alla fragilità silenziosa e mortale di ogni essere umano. Con voi che avete attraversato nelle ore del giorno e della notte la nostra città portando sulle spalle le vare dei nostri gruppi sacri, con voi ci prendiamo un solenne impegno davanti alla Madonna e a Giovanni Evangelista: vogliamo aiutare i ragazzi oggetto di bullismo ad uscire dal silenzio; sostenere i genitori e gli educatori spesso scoraggiati di fronte alla difficile arte dell’educare oggi; ci impegniamo a far uscire dal silenzio chi è sfruttato sul lavoro o è oggetto di stalking; ci impegniamo a sostenere chi è alla ricerca della legalità e soprattutto della giustizia, a rafforzare il coraggio di chi esita a denunciare estorsori e usurai, manipolatori del creato e della crescita in umanità del nostro Paese e della nostra bellissima isola”.
Così, oggi pomeriggio, il vescovo Pietro Maria Fragnelli, a conclusione della processione dei Misteri di Trapani.
Nella sua omelia ha ricordato il valore del silenzio e, allo stesso tempo, quello dell’impegno che chiama a raccolta tutta la comunità: “Pensiamo – ha detto – al silenzio dei malati, dei familiari e dei medici di fronte a ogni persona che muore. In una società che continua a rimuovere “la morte dalla vita sociale”, ci colpisce il fatto che gli adulti tendano a nascondere la realtà della morte agli occhi dei bambini. Spesso non si sa cosa dire: un sentimento d’imbarazzo impedisce di parlare; per il moribondo questa può essere un’esperienza amarissima: ancor vivo, egli è già abbandonato. Pensiamo al silenzio dei malati di Alzheimer e di coloro che li assistono: un silenzio che ti porta a scoprire che gli esseri umani hanno in comune “la nascita, certo, la morte, certo, ma soprattutto la sofferenza. Pensiamo ai fratelli e alle sorelle che muoiono nel Mediterraneo: il loro silenzio è assordante, e mette sotto accusa la nostra capacità di accogliere, il nostro modello di sviluppo.
“Pensiamo – ha proseguito il vescovo – al silenzio di chi è rimasto solo, di chi è lontano dalla propria terra, di chi è detenuto, di chi è deluso dagli uomini delle Istituzioni sia ecclesiastiche sia civili, di chi riceve una brutta notizia sulla propria salute; pensiamo al silenzio dei genitori di fronte alla disabilità, al silenzio sociale di fronte ai bambini trattati come merce che si vende e si compra; pensiamo al silenzio delle tante donne usa e getta, spesso minorenni senza volto e speranza, protagoniste di moderni calvari anche nel nostro territorio. Pensiamo al silenzio di chi ha smarrito il senso del paradiso e vive nel culto del corpo, in una civiltà che occulta e privatizza la morte”.
“Oggi – ha sottolineato il vescovo di Trapani – è il Sabato del silenzio, il Sabato Santo. Una “musica di indicibile silenzio” (D. M. Turoldo) tormenta i nostri giorni e ci fa immaginare un futuro fatto solo di “impossibili sentieri”. Le musiche che hanno accompagnato la quaresima davanti alla chiesa del Purgatorio e la nostra processione attendono la risposta ai drammi esistenziali da cui i compositori hanno tratto l’ispirazione. Sono protesi verso l’alba del Risorto. Chiediamo a Maria di assisterci nell’attesa della risurrezione. Facciamo nostra la preghiera di don Tonino Bello, che proprio oggi moriva ventisei anni fa: “Santa Maria, donna del Sabato santo, guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema. Ripetici che non c’è croce che non abbia le sue deposizioni”. Non c’è silenzio che non generi l’inno di vittoria. “Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è peccato che non trovi redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano negli abiti della gioia. Le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell’alleluia pasquale”.
Fragnelli ha poi rivolto “un pensiero speciale a tutti i bambini, i ragazzi e giovani che hanno partecipato alla processione con entusiasmo. Gesù risorto vince ogni forma di silenzio perché ci fa dono della sua morte per amore e ci insegna a vivere la vita come dono”.
“Facciamo nostro – ha concluso rivolto a tutti i presenti – l’invito di papa Francesco, contempliamo Gesù felice, traboccante di gioia. Hanno ucciso il santo, il giusto, l’innocente, ma Egli ha vinto. Il male non ha l’ultima parola nelle nostre vite”.